L’attore gentile
di Marcello Moriondo
“Je voudrais pas mourir
Sans qu’on ait inventé
Les roses éternelles
La journée de deux heures
La mer à la montagne
La montagne à la mer
La fin de la douleur” (Boris Vian)
Quando nel 1958 uscì in Italia Piace a troppi, titolo snaturato del francese Et Dieu… créa la femme di Roger Vadim, ero troppo piccolo per poter assistere a una proiezione vietata ai minori di 16 anni. Riuscii a vederlo solo un anno dopo. Il film usci in Italia con due anni di ritardo e 10 minuti in meno, sforbiciati dalla censura. Certo, il titolo francese era pesante per la piccola e mediocre società borghese democristiana allora al potere, figuriamoci i nudi della quasi esordiente Brigitte Bardot. Film difeso a spada tratta da François Truffaut, ha come interprete maschile, un timido e romantico Jean-Louis Trintignant, nato in Provenza, appena sopra Avignone, al suo quarto film, reduce dai palcoscenici shakespeariani di Macbet e Amleto. La Bardot era sposata con Vadim e Jean-Louis con l’attrice Stéphane Audran. Sul set scattò la scintilla tra i due attori e la loro breve relazione si concluse con un nuovo matrimonio per lui, con l’attrice e regista Nadine Marquand (poi Trintignant), figlia e sorella di attori, come la cognata Tina Amount. Brigitte si consolerà con Gilbert Bécaud, uno dei diversi cantanti-amanti della sua vita. Vadim, rivorrà comunque Trintignant tre anni dopo nella sua versione delle Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, a fianco di Jeanne Moreau, Gérard Philipe e Boris Vian.
Da quel momento vennero confermate le sue qualità recitative, che lo fecero diventare un’icona del film d’autore.
Nel 1959 era al fianco di Eleonora Rossi drago in L’estate violenta di Valerio Zurlini. L’anno seguente recitava in La battaglia di Austerlitz di Abel Gance, che vantava un cast internazionale, da Orson Welles a De Sica e Claudia Cardinale. Continuò la sua carriera interpretando tre o quattro film all’anno, diretto da registi del calibro di Doniol-Valcroze, Franju, Ulmer, Hossein.
Nel 1962 Jacques Demy lo volle nell’episodio La lussuria nel film collettivo I sette peccati capitali, a fianco di Laurent Terzieff. Lo stesso anno è con Vittorio Gassman interprete di Il sorpasso, di Dino Risi. Il film avrà un successo inaspettato e diventerà un cult e Trintignant, timida vittima dell’esuberante fanfarone (non a caso in Francia uscirà col titolo Fanfaron) è ormai famoso anche in Italia. Due anni dopo è l’incauto ufficiale francese nelle braccia della spia Mata-Hari (Jeanne Moreau), quindi, a fianco di Romy Schneider, è diretto da Henri-Georges Clouzot in L’enfer, un film rimasto incompiuto a causa di un infarto del regista.
È Claude Lelouch, nel 1966, a fare di Trintignant una star internazionale con un capolavoro quale Un uomo, una donna (due Oscar, due Golden Globe, un Nastro d’argento e Palma d’Oro a Cannes), a fianco di Anouk Aimée, girato sulla spiaggia di Deauville. Questa storia di amore disperato avrà un sequel in occasione del suo ventesimo compleanno: Un uomo, una donna oggi, quindi nel 2019 il terzo capitolo: I migliori anni della nostra vita, stessi personaggi, stessi interpreti, stesso regista.
Il ’66 è un anno prolifico per l’attore che girerà anche Parigi Brucia? di René Clemént e Trans-Europ-Express di Alain Robbe-Grillet. Col regista-scrittore girerà anche L’uomo che mente (1968, Miglio Attore a Berlino), Spostamenti progressivi del piacere (1974) e Giochi di fuoco (1975).
Nel 1967 è la volta di Tinto Brass con un giallo tratto dal romanzo di Sergio Donati “Il sepolcro di carta”: Col cuore in gola, cui segue La morte ha fatto l’uovo di Giulio Questi, a fianco di Gina Lottobrigida. Jean-Louis si alternerà poi tra cinema francese e italiano con registi autorevoli: Chabrol con Le cerbiatte, la moglie Nadine, Sergio Corbucci, Festa Campanile.
Il cinema civile lo aggancia nel 1969, quando Costa-Gavras mette in scena l’avvento della dittatura in Grecia avvenuta due anni prima con il golpe dei colonnelli. È Z – L’orgia del potere, tratto dal romanzo di Vassillikos. L’interprete principale è Yves Montand, Trintrignant è l’utopico giudice che rinvia a giudizio la giunta militare, le musiche sono di Theodorakis, due Oscar, Migliore attore a Cannes per Trintignant.
Quindi Metti una sera a cena di Patroni Griffi, La mia notte con Maud di Éric Rohmer, Umberto Lenzi.
Nel 1970 Bertolucci lo vuole nella parte di Marcello nella trasposizione cinematografica di Il conformista di Alberto Moravia, con Dominique Sanda e Stefania Sandrelli. Poi tornerà a girare con Clément in La corsa della lepre attraverso i campi.
Ritroverà Romy Schneider nel 1973, sua partner in Noi due senza domani di Pierre Granier-Deferre, tratto da Simenon. Altro film indimenticabile è La donna della domenica, che Luigi Comencini ha tratto da Fruttero e Lucentini, che lo vede a fianco di Mastroianni e Jacqueline Bisset.
Nel 1983 è l’indiziato salvato dall’intraprendente Fanny Ardant in Finalmente domenica! di François Truffaut, tratto dal noir di Charles Williams, un incredibile bianco e nero d’autore. Nel 1994 Krzysztof Kieslowski lo vorrà nei panni dell’intercettatore in Film rosso, che tirerà le fila della trilogia Tre colori.
Ci vorrebbero dieci pagine per elencare le numerose interpretazioni di Trintignant. A me piace ricordare Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, tratto da Buzzati; La terrazza e Il mondo nuovo di Ettore Scola; Acque profonde di Michel Deville; Colpire al cuore di Gianni Amelio, quando il cinema fa i conti con la storia; Sotto tiro di Roger Spottiswoode, dove interpreta una spia negli ultimi giorni della dittatura in Nicaragua; Viva la vita e Tornare per rivivere di Lelouch; Rendez-vous di André Techiné; Mercie la vie di Bertrand Blier; Bunker Palace Hotel e Tykho Moon, tratti dai fumetti fantascentifici del regista e fumettista Enki Bilal.
Sarà Michael Haneke a cullarlo verso gli ultimi fuochi della sua strabiliante carriera con Amour nel 1912 e Happy End nel 2017. Trintignant non voleva interpretare quest’ultimo film, per un valido motivo. A Cannes, in occasione della consegna della Palma d’Oro quale miglior attore, annunciò di essere malato di cancro e di non volersi curare: “Non combatto, lascio che accada.” Ma poi due anni dopo anche Lelouch lo convinse a lavorare per l’ultimo capitolo di Un uomo, una donna, in cui il suo personaggio sta perdendo completamente la memoria.
Noi non lo dimenticheremo di certo e non finiremo mai di ringraziarlo per tutte le emozioni che ci ha scatenato durante la sua carriera.
Uomo incredibile: Attore, regista, corridore automobilistico (uno sport di famiglia), produttore di vini. Amava la poesia, in cui si era rifugiato dopo le tragedie familiari causate dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel 2003 portò sulle scene, con la figlia Marie, “Poèmes à Lou” di Guillaume Apollinaire. Non poteva immaginare che Marie sarebbe morta tragicamente di lì a poco, per mano del cantante dei Noir Désir. Quando negli ultimi anni gli chiesero se aveva paura della morte, rispose di essere morto il giorno stesso in cui morì sua figlia.
La poesia che ci ha lasciato per testamento è di Boris Vian: Je voudrais pas crever, che l’attore ha letto con la consueta intensità.