“Perché è Batman a salvare la gente e non Dio?” (Jaco Van Dormael)
Mentre Bruxelles è in subbuglio per il clima di paura in seguito ai fatti di Parigi, in Italia esce un film belga che parla nientemeno che di Dio, e che sicuramente non mancherà di far discutere.
DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES (THE BRAND NEW TESTAMENT) del belga Jaco Van Dormael, già selezionato nella QUINZAINE DES RÉALISATEURS di CANNES, poi in anteprima al BIOGRAFILM FESTIVAL di Bologna e quindi a CINÉ, le GIORNATE DI CINEMA di RICCIONE, finalmente approda sugli schermi delle sale italiane.
Come ci spiega nell’incipit Éa (Pili Groyne), si è parlato molto del figlio di Dio, ma molto poco di sua figlia. Io direi mai. Nel caso in questione, la sorella di Gesù, Éa, ha dieci anni e vive a Bruxelles col padre e la madre, in un appartamento senza porte d’uscita.
Nel film Dio (Benoît Poelvoorde) non è proprio una bella persona. Si diverte col suo computer divino ad affliggere all’umanità leggi sadiche tipo: “Al supermercato la fila alla cassa vicina è sempre più veloce della tua.” oppure: “Nel momento in cui ti sei sdraiato nella vasca il telefono deve squillare.” Il peggio avviene quando scopriamo che incidenti aerei e ferroviari, catastrofi naturali sono ideati da lui per capriccio, come le guerre scoppiate in suo nome. Éa detesta il padre per quello che fa ed è l’unica in grado di colloquiare col fratello J.C., scappato di casa 2000 anni prima. Grazie ai consigli fraterni, la ragazzina si impadronisce del computer paterno e per ritorsione lancia via sms a tutti gli umani un countdown con la data e l’ora della loro morte. Secondo J.C., nel momento in cui l’uomo prende coscienza della propria morte, Dio perde in credibilità.
Quindi Éa fugge, come già J.C., nel mondo reale alla ricerca di sei nuovi discepoli con cui scrivere un moderno vangelo. Gli apostoli così non saranno più 12 come i giocatori di hokey, lo sport preferito da Dio, ma 18, come nel baseball, che segue invece la madre di Éa (Yolande Moreau). La scelta, davvero casuale del nuovo messia cade su sei personaggi che rappresentano ciò che l’umanità normalmente emargina. Una ragazza mutilata, un assassino, una donna trascurata dal marito, un ragazzino che vorrebbe essere femmina, un maniaco sessuale, un sognatore che ascolta il richiamo degli uccelli. E poi, come evangelista, un clochard, che naturalmente non ha ricevuto l’sms sul suo decesso, non possedendo il cellulare. Il messaggio del nuovo testamento è abbastanza chiaro: dato che dopo la morte non esiste nessun paradiso e la vita è breve, viviamo il meglio possibile nel paradiso terreno e facciamo senza pudori quello che ci aggrada.
Éa non ha la dimestichezza di suo fratello in fatto di miracoli, però, come lui, sa camminare sull’acqua, mentre il padre no. Altri piccoli miracoli li fa per soddisfare i desideri repressi dei suoi apostoli, cui associa un brano musicale ciascuno. Per la ragazza “Lascia ch’io pianga” dal “Rinaldo” di Handel; “Le rappel des oiseaux” di Rameau per il sognatore, “O solitude” di Henry Purcell per il maniaco, “La jeune fille et la mort” di Schubert per l’assassino, quindi “Aquarium” dal “Carnevale degli animali” di Camille Saint-Saens, “La mer” di Charles Trenet. Se il percorso più romantico sarà quello del sognatore, il ragazzino avrà la possibilità di comportarsi da femmina mentre la scelta più bizzarra sarà della moglie delusa (Catherine Deneuve), che si porterà a letto un gorilla, quasi un omaggio alla Charlotte Rampling di MAX AMORE MIO (1986) di Nagisa Oshima.
È da capire come accoglieranno il film i cattolici nostrani, tenendo conto che il regista afferma che, pur non essendo credente, non aveva alcun interesse a provocare la Chiese cattolica. Giocando sui “se”, incluso se Dio avesse una figlia, Van Dormael voleva solo raccontare una favola. Infatti Éa potrebbe essere una nuova Alice e il tunnel che la trasporta all’esterno, in Bruxelles, potrebbe essere la tana in cui Alice segue Bianconiglio per giungere in Wonderland. Ma può anche essere Cappuccetto Rosso che attraversa il bosco/città sconosciuto/a, inseguita dal padre/lupo.
Un altro grande “se” evidente nel film è se Dio fosse una femmina, come Alanis Morissette in DOGMA (1999) di Kevin Smith, o come la fantomatica “Lei” di STURMTRUPPEN (1976) di Salvatore Samperi, dal fumetto di Bonvi. C’è infatti un passaggio che mostra l’ipotetica differenza nell’utilizzo del computer divino a seconda che alla tastiera ci sia un “lui” oppure una “lei”.