Gianna Nannini canta alla vita (2011)

di Marcello Moriondo

Scusa, Dimentica Com’era Perfetto, Io e te (Rock2) Nel blu dipinto di blu. Mi ami? Ogni tanto. I wanna die 4 U Perché Ti voglio tanto bene.

Scomponendo i 12 titoli dell’ultimo album di Gianna Nannini, Io e te (Rock2), si potrebbe costruire una disperata dichiarazione d’amore. L’amore per la musica, per la sua Penelope, per la vita.

Ha passato i 50 ma ne dimostra, a dir poco, una decina in meno, ha una splendida bimba, nata coi capelli rock, dice, e si presenta al pubblico con forme promozionali più moderne e con nuove sonorità.

Una presentazione stampa con l’ascolto dell’album, mentre viene proiettata una ripresa del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, con la variante che al centro dell’universo c’è la maternità, rappresentata dalla gravidanza della cantante. È quindi il cordone ombelicale che attraversa lo schermo, a unire il resto dell’umanità, partendo dall’ombelico della Nannini.

A seguire la conferenza che passa in streaming su donnamoderna.it. Inoltre, dall’11 gennaio, data di uscita dell’album, Vanity Fair, sul suo sito, passa in 3D un video-concerto in cui l’artista canta l’intero album.

L’amore per la musica. La sua inconfondibile voce, soprattutto. Cita Otis Redding, Caterina Bueno. Poi le nuove sonorità: “Grazie a Wil Malone, per ogni canzone ci sono minimo dalle otto alle dodici piste solo di chitarra, cioè una partitura orchestrale delle chitarre che si confà con quella degli archi”.

Quindi la collaborazione ai testi di Gino Pacifico e Isabella Santacroce, “è una scrittrice e ha in mano un vocabolario enorme rispetto al mio che è molto sintetico”, dice Gianna.

Grazie proprio a questa collaborazione si potrebbe quasi dire che sembra essersi accostata molto al romanticismo, oltre che al rock. Poi invece ascoltando pezzi quali Perché, Scusa e naturalmente Rock2, o addirittura con l’arrangiamento del celeberrimo Nel blu dipinto di blu, la grinta riesce allo scoperto. Addirittura Migliacci ha autorizzato la cantante a inserire la parola ‘piccino’ (il mondo sparire piccino laggiù), che era nella prima stesura fatta da Modugno. Persino nel “letterario” ed emozionante Com’era, il crescendo d’archi esce dal canone romantico dando incisività al testo: “Ho scritto le sue parole in una notte, ha dichiarato Santacroce, fino all’alba. Le ho lasciate alle otto dl mattino, pronte per iniziare a esistere. Un testo moderno e bellissimo.

L’amore per Penelope. Anche se i testi sono stati scritti prima della sua nascita, è evidente che mamma Gianna introduceva, come mi ha suggerito una cara amica, il suo DNA nelle parole. “L’unica canzone in cui è accennata, Dice la neo-madre, è ‘Ogni tanto’ con la mia frase ‘Amor che bello darti al mondo’. Però tutto l’inciso l’ho fatto precedentemente con ‘Amor che nulla hai dato al mondo’, che arriva dalla mia origine toscana, un po’ alla Benigni che racconta l’Inferno di Dante. Forse magari c’è qualcosa in ‘Io e te’, la più vicina a lei.” Annuncia poi il ‘battesimo rock’ con padrini d’eccezione, probabilmente in concomitanza dell’apertura del tour, che avverrà il 29 aprile 2011 a Milano.

Polemizza anche sulla maglietta con la scritta ‘God is a woman”, che indossava posando per una copertina.: “Dio è donna non l’ho detto io ma la maglietta che ho comprato in un negozio a Londra, poi l’ha detto anche Papa Luciani. E nel momento in cui ho fatto mia figlia ho capito cos’è la creatività vera, mica fare le canzoni quando l’ispirazione viene. Mi sono sentita veramente forte quando lei è nata. È la cosa più bella della mia vita”.

È un omaggio alla bimba, quindi, fin dalla copertina che la ritrae nascosta dal pancione della mamma. Ma è anche un inno all’amore, alla vita.

American Dreamz (2006)

di Marcello Moriondo

È un dibattito che in Italia si trascina da anni. Qual è il livello culturale della nostra televisione? C’è ancora qualcosa di sano o esistono soltanto programmi spazzatura? È evidente che gli spazi riservati alla tv di qualità sono sempre più ristretti e posizionati in orari proibitivi sia per il telespettatore che per gli autori dei programmi. I vari format castrano la creatività a favore di piatte formule ripetitive, composte da reality tutti simili nella struttura portante, che variano solo nella location. Oppure quiz tutti uguali, quando non sono tristi e disgustosi pseudo dossier infarciti di gare fratricide.

Un esempio ci arriva d’oltreoceano, con il programma inserito nel film American Dreamz di Paul Weitz, dove un gruppo di ragazzotti, scelti con la massima cura dal conduttore (quasi fosse la giuria del processo del secolo), devono competere e subire le varie eliminatorie, fino al trionfo finale del vincitore, impalmato dal presidente Usa in persona.

Ne esce una satirica e impietosa carrellata attraverso le varie componenti dei cittadini americani, dei tic postumi l’11 settembre, dei telespettatori, dei conduttori e, soprattutto, di chi, governando, dovrebbe dare il buon esempio. Gli interpreti caratterizzano abbastanza bene questa fauna negativa che si sta globalizzando, con Hugh Grant ormai specializzato in ruoli squallidi, Dennis Quaid, presidente “fuori” quanto basta e Mandy Moore più cantante che attrice (e si vede), cui il doppiaggio presta una voce petulante poco in sintonia col personaggio.

Draquila – L’Italia che trema (2010)

di Marcello Moriondo

Sabina Guzzanti descrive minuziosamente i fatti pre e post terremoto a L’Aquila, con interviste, dichiarazioni e documenti ufficiali. Quello che disturba di più è vedere come, nella massima indifferenza, il governo Berlusconi abbia variato le norme sull’emergenza, equiparando pubblico e privato nella distribuzione dei soldi dello Stato; come i cittadini dell’Aquila siano sotto ‘regime speciale’, che va ben oltre i dettami costituzionali; come i soldi dei cittadini (soprattutto in un momento di crisi) siano stati regalati a faccendieri, costruttori e chiamiamole escort. Sporca propaganda sulla pelle dei morti, con un cinismo aberrante, sopra l’imbarazzante silenzio dell’opposizione. Voi direte, va be’, lo si sapeva già. Ok, perché li votano allora? Sul finale del film qualcuno dice: “non è la classica dittatura, con l’esercito (anche se all’Aquila non decidono i cittadini ma i militari) e i carri armati, è la dittatura della merda.”