Massimo Troisi, 1989

Due chiacchiere con Massimo Troisi

di Marcello Moriondo

Se comprano i miei film, bene. Altrimenti riprenderò a farli per la mia città, per il mio quartiere.” Così Massimo Troisi risponde a chi trova difficile per i suoi film un ingresso nel mercato straniero. Ma è strano pensare a film per il quartiere negli ambienti festivalieri. A Cannes, per esempio, in mezzo al casino pazzesco che gravita attorno al Festival, tra le centinaia di fan con macchine fotografiche di ogni genere, che cercano di avere degli incontri ravvicinati di qualche tipo con le star, in abito da sera e pailette, durante la rituale passerella.

Nell’hotel Martinez, orgoglio residenziale della Croisette con il Carlton e il Majestic, la Cecchi Gori tiene il suo quartier generale, qui alloggia Troisi e qui l’incontro dopo la visione del film Splendor di Ettore Scola.

Massimo, si fa veramente la fila per poterti parlare…

EH, sì… chissà se dopo se ne pentiranno. Dopo aver visto il film, intendo.

Forse l’hanno già visto. È stato accolto molto bene, ne sei stupito?

Stupito no, non me ne sono nemmeno reso conto… a Cannes c’è molta confusione… sai, uno non è che si fa piglià la mano dai fotografi, quelli arrivano e ti vogliono fotografare, anche se magari non sanno chi sei.

Come sei arrivato a lavorare per Ettore Scola?

Lo conoscevo già e lo apprezzavo per i suoi film. Lui era venuto a vedermi in teatro, ma diverso tempo fa, quando stava lavorando alla Terrazza, e diciamo che ci siamo un po’ corteggiati mantenendo però le distanze e senza osare fare, né io né lui, il primo passo. Poi invece ci siamo dichiarati stima reciproca e appena si è presentata la possibilità con Splendor, abbiamo deciso di lavorare insieme. Così ci siamo accorti che c’era qualcosa che andava al di là della scelta di un attore o di un regista.

Sul set di Scola hai avuto una buona intesa?

Sì. È più strano ed eccezionale quando si raccontano i litigi sul set che quando ci stai bene. Però io aggio fatto fino a mo’ otto o nove film e m’è capitato sempre di sta’ bbene, O so’ io un santo, oppure è veramente facile andare d’accordo. Io, fortunatamente fino a mo’… anche perché me li scelgo bene, sinceramente. Con Scola va tutto bene, altrimente sarei proprio masochista a fare film con lui facendo finta di trovarmi bene.

Questo tuo modo di recitare che sembra sempre un’improvvisazione anche se Scola nega che tu improvvisi sul set, da doveti arriva?

Ma… questo modo di recitare mi è naturale, dato che non ho frequentato scuole di recitazione né ho fatto altri studi… insomma, sono come mi vedi. Non ho riferimenti precisi nel cinema, per me i classici sono Totò, De Sica, Pasolini… Film con messaggi immediati, senza le contorsioni ermetiche di certi film russi o giapponesi.

In Splendor il tuo personaggio è un appassionato di cinema, tu non lo sei?

Sinceramente non sono un cinefilo appassionato, al cinema ci vado pure abbastanza poco. Anche perché tengo paura della gente. Mo’ che c’è la crisi, ci vado di più. Ci sta meno gente e ci si sta anche meglio. Quindi ‘a crisi ha acquistato uno spettatore… però mi piace, mi piacerebbe molto andarci più spesso e so tutto, sono molto informato.

Quindi le citazioni che fai in Spendor…

… potrebbero anche essere mie, sì, sì, quelle sì.

I tuoi programmi futuri?

Be’ c’è questo altro film di Scola, Che ora è. Io a ogni cosa che dice lui, a ogni desiderio che esprime, io dico sì. Mo’ mi fa fa’ pure il battesimo del nipote, gli ho detto sì.

E come regista, cos’hai intenzione di fare, di riprendere?

Ho scritto per tutto il periodo durante la lavorazione di Splendor e spero di cominciare presto a girare.

Per il teatro hai intenzione di produrre qualcosa o hai scelto definitivamente il cinema?

Per ora no, non credo. Non ho intenzione di sposarmi, non ho intenzione di avere un figlio, non ho intenzione di andare in India… Però domani mi puoi trovà in India, dici: come, mi avevi detto che non ci andavi…

Allora preferisci fare il padrino per i figli degli altri, invece tuoi…

Per adesso… adesso no. Però può essere che mi trovi in India con mio figlio e con mia moglie.

Pensi che si perda qualcosa, di te, della tua caratteristica, nell’eventuale doppiaggio dei tuoi film?

Si perde sicuramente, son convinto… ma poi sai, non si tratta nemmeno del doppiaggio: si tratta di cosa vai a proporre e come… allora se si riesce, qui in Francia come in qualunque altro paese, a proporre il mio personaggio, il mio modo di fare, il mio modo di dire, in maniera gradevole e accattivante, bene. Se no, non servono neanche i sottotitoli. Se poi non capiscono perché sono troppo dialettale van benissimo. Così anche gli italiani che non capiscono prendono e vanno all’estero apposta per vedere i miei film sottotitolati e dire: “Oh, finalmente c’ho capito qualcosa.

E del doppiaggio in generale, che ne pensi?

A me sta bene pure in Italia, finché si doppia un attore che viene da Tokio. Quando la stessa cosa succede con attori italiani non sono d’accordo. Perché si toglie verità, i film non sono più in presa diretta. Il fatto che si lavori solo sulle facce e non sugli attori completi, è limitante. All’estero, queste sono delle abitudini ormai radicate, ma in Italia la gente va a vedere un film solo se è doppiato. Alcuni attori stranieri trovano pure il doppiatore giusto, quindi non c’è problema in questo senso, per loro. Spero di trovarlo pur’io.

Rifaresti film tipo Ricomincio da tre?

Magari mi venissero, come… no?

Ottenne un grande successo…

Appunto, proprio per quello! Quello è stato il mio trampolino di lancio.

E la tua collaborazione con Benigni, anche lui a Cannes, prosegue?

Ci siamo visti e abbiamo in mente un progetto cinematografico ancora da definire. Vorrei prima riuscire a realizzare un film mio, anche per dare un po’ di filo da torcere ai critici italiani che vorrebbero che io scomparissi dalla scena…

Pensi di dare un dispiacere ai critici continuando a lavorare?

Facendo il film mio? Sì, sì. Ne sono sicuro.

Che musica ascolti?

Mi piacciono i cantautori italiani: Pino Daniele, De Gregori, Paolo Conte, sono quelli che ascolto di più.

E Bennato…

… Bennato… sì. Voglio dire, anche Dalla, Venditti, ma sono i primi tre nomi forse i miei preferiti.

Pensi che Splendor avrà un buon successo?

Magari… se solo sarà accolto in tutta Italia come lo è stato qui a Cannes.

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