Cannes rivendica i diritti delle donne

Moi aussi

di Marcello Moriondo

Cannes viaggia in controtendenza rispetto a un’Europa che sembra aver scelto la strada verso l’oscurantismo e la cancellazione di diritti fondamentali, soprattutto nei confronti delle donne.

La madrina del 77° Festival di Cannes, l’attrice Camille Cottin, ha inaugurato la manifestazione ricordando che il #Me Too non è morto e le donne devono ancora lottare per assicurarsi giustizia e pieni diritti. “Camille Cottin ha sfondato il box-office globale affrontando il più grande cattivo di tutti i tempi: il patriarcato”, ha dichiarato la presidente della Giuria, l’attrice e regista Greta Gerwig, realizzatrice e sceneggiatrice di film che hanno raccontato la donna in diverse sfaccettature, tipo Lady Bird (2017), Piccole donne (2019), Barbie (2023).

Lo stesso tema è stato affrontato da Juliette Binoche nel porgere la Palma d’oro alla carriera a Meryl Streep. Colonna sonora della serata, Modern Love do David Bowie cantato dalla cantante francese Zaho de Sagazan.

Non è un caso che ad aprire la competizione siano tre film significativi. Diamant brut di Agathe Riedinger presenta una diciannovenne alle prese con il mondo dei reality. Tra i vari pezzi spiccano La Campanella di Franz Liszt e La follia di Vivaldi. La jeune femme à l’aiguille dello svedese Magnus von Horn racconta il forte legame di due donne nell’ambiente delle adozioni clandestine. Ad inaugurare Un certain regard è stato il cortometraggio Moi aussi, di Judith Godrèche. #Moi aussi è corrispettivo francese dell’americano #Me Too. La regista, già attrice e scrittrice, dopo aver denunciato le violenze sulla donna nel mondo del cinema, ha raccolto 6000 testimonianze di vittime di violenza sessuale. Nel suo corto, interpretato dalla figlia Tess Barthélemy, mette in scena diverse di queste vittime d’abusi.

Parallelamente 100 personalità, capitanate dall’attrice Anna Mouglalis, tramite un documento da loro firmato reclamano una legge contro le violenze sessuali.

Sono molti i film in rassegna che mettono in primo piano l’immagine femminile, nel bene e nel male. Paolo Sorrentino ci racconta di Parthenope, uscita dalle acque per sedurre gli uomini, con molti pezzi vintage tipo Gino Paoli con Che cosa c’è, My Way da Frank Sinatra, Io sono il vento da Marino Marini, Era già tutto previsto di Cocciante, L’estate sta finendo dei Righeira e Valse triste di Sibelius. In Marcello mio di Christophe Honoré, Chiara Mastroianni, figlia di Marcello e Catherine Deneuve, diventa suo padre per un’estate. Durante questo percorso, ascoltiamo Luigi Tenco in Mi sono innamorato di te, Bobby Solo con Se piangi se ridi, Le notti bianche di Nino Rota, A Dean Martin di Fabio Concato e poi Rameau, Debussy, Brahms, Puccini, Sibelius, Wagner e altri. Coralie Fargeat ci racconta, in The Substance, dell’essere costrette, in quanto donne, ad apparire sempre giovani e desiderabili agli occhi del maschio dominante. Nelle musiche spicca At Last dalla grande Etta james. È indiano invece All We Imagine As Light, dove la regista Payal Kapadia racconta di una donna che cerca di sopravvivere ai fantasmi del passato. Il cinese Ja Zhang-ke vede una donna attraversare 20 anni d’amori trovati e perduti. Una neonata gettata da un treno diretto a Auschwitz è il dono prezioso del titolo: La plus précieuse des marchandises di Michel Hazanavicius. Furiosa sigla il ritorno di George Miller alla saga di Mad Max; protagonista di questa puntata è Anya Taylor-Joy. Maria di Jessica Palud riporta sullo schermo la figura di Maria Schneider e dei suoi dissidi con Bernardo Bertolucci, tra Psycho Killer dei Talkin Heads e Frédétic Chopin. Chantal Akerman ci racconta con ironia gli immigrati a New York in Histoires d’Amérique: Food, Family and Philosophy.

Cannes classics, rispolvera Gilda di Charles Vidor: come dimenticare Put the Blame on Me nell’interpretazione di Rita Haywort? Ma c’è anche Les Parapluies de Cherbourg, l’opera musicale romantica di Jacques Demy, con Catherine Deneuve e Nino Castelnuovo.

Anora dell’americano Sean Baker si è aggiudicato la Palma d’oro : racconta il riscatto di una prostituta, con un’ampia musica di repertorio, tra cui, mi ha sorpreso, le ormai disciolte T.A.Tu. The Seed of the Sacred Fig dell’iraniano Mohammad Rasoulof ha vinto il Prix spécial e ci mostra una tragedia che si svolge durante le manifestazioni delle donne in Iran. Il Prix du Jury è andato a Emilia Pérez di Jacques Audiard, che descrive il persorso di un boss del narcotraffico che decide di cambiare sesso e di conseguenza, redimersi. Un premio di gruppo alle attrici del film, Selena Gomez, Karla Sofia Gascon, Zoe Saldana e Adriana Paz, quello per la migliore interpretazione femminile.

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